lunedì 15 marzo 2010

SOGNATORI: alla scuola di Giuseppe

Il sogno nella Bibbia è uno dei canali attraverso cui Dio comunica con l’uomo.

Ma per accogliere il “segnale” di Dio, l’uomo deve sapersi sintonizzare sulla stessa onda di Dio, Samuele infatti pur chiamato in sogno da Dio, non riconosce la sua voce (1 Sm 3).

Giuseppe è l’uomo dei sogni, il sognatore per antonomasia dell’Antico Testamento, la nuova versione della Bibbia CEI, lo definisce “il signore dei sogni” (Gn 37,19), è colui che non solo sogna ma sa anche interpretare i sogni; ed è proprio questa capacità interpretativa che lo renderà potente in Egitto.

Giuseppe, lo sposo della Vergine Maria, comunica con Dio attraverso i sogni: il sogno in cui Dio gli chiede di prendere Maria come sua sposa (Mt 1,20), il sogno che invita Giuseppe a fuggire da Erode e rifugiarsi in Egitto (Mt 2,13).

Entrambe si trovano a vivere in Egitto.

L’Egitto diventa il luogo del rifugio e della schiavitù.

Potremmo abbozzare un’ipotesi in questo movimento dei due sognatori, il trovarsi in Egitto diventa per entrambe luogo di salvezza, la Salvezza operata da Dio attraverso la Pasqua.

Entrambe i nostri Giuseppe, ci insegnano che bisogna sapersi tuffare nel sogno, nella fantasia di Dio, ma bisogna saperne anche uscire, per non fare di questo “viaggio” una separazione dal reale, una perdita di contatto con la realtà incarnata.

Essere oggi dei sognatori, degli uomini che fanno della fantasia e della creatività una componente importante della loro vita, è possibile solo se il sogno diventa profezia, cioè canale in cui Dio comunica al mondo.

Per questo non dobbiamo mai mettere in competizione la REALTA’ con il SOGNO, la FANTASIA.

La fantasia, il pensiero creativo, sono “attrezzi” che abbiamo per comprendere e cambiare la realtà, per lavorare con Dio ad una nuova creazione.

Oggi l’uomo di Dio è chiamato a “inventarsi” dei nuovi modi di vivere nell’oggi, stili di vita che parlino di Dio, è questo il primo livello di questo essere dei sognatori di Dio.

Il monaco è per eccellenza l’uomo che più da vicino incarna questo stile di vita, solo (monos) con Dio testimonia nel e al mondo che si può vivere di Lui, per Lui e in Lui. Si può cercare di creare in Dio un mondo migliore, vivendo una speranza creativa.

Se intorno a noi, in questo “deserto del mondo”, fiorisce il giardino della creazione, se il nostro vivere diventa una proposta a chi incontriamo, se l’altro diventa il destinatario della nostra vita, allora la nostra “fuga mundi” non sarà una paura del reale, non sarà qualcosa di patologico da curare, ma il segno che il SOGNO DI DIO si sta realizzando.

Mauro

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